Martedì 17 ottobre, nell'area cani di Borgata Paradiso al centro di diversi episodi di ritrovamento di bocconi avvelenati o imbottiti di elementi metallici, si sono presentate le guardie del Nucleo Operativo Faunistico della Città Metropolitana per un primo sopralluogo, insieme a quelle di altri dell'UCA (Unità Cinofile Antiveleno).
Il coinvolgimento del Nucleo metropolitano si aggiunge alle azioni portate avanti dall'Amministrazione Comunale in questi anni per contrastare il fenomeno di chi prova ad attentare alla vita del miglior amico dell'uomo proprio all'interno dello spazio a lui dedicato e dove dovrebbe essere maggiormente al sicuro e costituisce un notevole innalzamento del livello di attenzione e controllo, in quanto non si tratterà di un evento spot, ma di una collaborazione continua per debellare il fenomeno.
Un messaggio chiaro e forte a chi avesse intenzione di riproporre bocconi pieni di topicida o di chiodi: «In questi anni abbiamo messo in campo misure di controllo importanti – affermano il sindaco Emanuele Gaito e l'assessore alla Sicurezza Raffaele Bianco – Ricordiamo in particolare la videosorveglianza, su cui abbiamo investito cifre considerevoli ma non è tutto: più volte la Polizia Locale, anche in borghese, ha effettuato controlli. E adesso l'intervento del Nucleo Operativo Faunistico metropolitano ci dà una spinta in più nell'azione di prevenzione e controllo. Certamente non è nostra intenzione abbassare la guardia: manterremo altissima l'attenzione su quest'area e su tutte le aree cittadine per cercare di prevenire comportamenti illeciti».
Terminato il sopralluogo all'area cani di Borgata Paradiso, le guardie del Nucleo Operativo Faunistico della Città Metropolitana si sono recate nelle altre aree cani della città dove per fare tutti i sopralluoghi del caso.
«Ringraziamo la Città Metropolitana per la collaborazione nel contrastare questo fenomeno anche attraverso pattugliamenti in borghese in diverse fasce orarie che si aggiungeranno all'attività di controllo della Polizia Locale e alla videosorveglianza», concludono Gaito e Bianco.