FOIBE E PROFUGHI ITALIANI: GIORNO DEL RICORDO A GRUGLIASCO

fpasquino
09 Febbraio 2022

Mercoledì 9 febbraio, alle 11, al giardino Vittime delle Foibe, in corso Fratelli Cervi, a Grugliasco, si è celebrata la ricorrenza del Giorno del Ricordo con la deposizione di una corona di fiori alla presenza del sindaco, Roberto Montà e dei rappresentanti delle associazioni degli esuli istriani, fiumani, dalmati.

La cerimonia si è svolta alla presenza di poche persone, nel rispetto delle misure di prevenzione legate alla pandemia in corso. Antonio Vatta, presidente della sezione torinese dell'associazione degli esuli di Venezia Giulia e Dalmazia, ha raccontato brevemente la storia che hanno vissuto lui e decine di migliaia di famiglie italiane con il dramma dell'esodo. 

Tra il 1943 e il 1954 decine di migliaia di italiani hanno dovuto abbandonare le loro case e la loro terra natale nelle province – allora italiane – di Pola, Fiume e Zara, per sfuggire alle persecuzioni ed ai massacri di civili e militari da parte del regime jugoslavo. Per ricordare quella tragica pagina di storia, il Comune di Grugliasco celebra il “Giorno del ricordo”, stabilito nel 2004 con legge dello Stato per il 10 febbraio (data in cui nel 1947 fu firmato il trattato col quale l’Italia cedeva la regione dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia), con un manifesto che propone una riflessione sulla tragedia dei profughi e delle vittime delle foibe.

Pensiamo sia necessario proporre soprattutto ai giovani una storia non monca e perciò credibile – dice l'assessore all'ambiente e all'urbanistica di Grugliasco, Emanuele Gaito -, divulgando le numerose cause che sono all’origine di eventi che appartengono alle pagine più tristi della storia. Cercare di capire la verità, evitando ogni strumentalizzazione politica o ideologica di parte, è l’unica strada per conquistare la giustizia storica, la sola che può portare alla pace tra i popoli. Rendere omaggio alla memoria dei caduti civili incolpevoli ed alle decine di migliaia di famiglie che hanno dovuto affrontare il dramma di quell’esodo è un atto di umanità dovuto”.

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